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thrichomonas

 

 

Il protozoo

Il Trichomonas appartiene alla classe dei protozoi. E un microrganismo anaerobio (vive in assenza di ossigeno) ed è presente regolarmente nella normale flora batterica vaginale di molte donne.
Se la flora batterica vaginale è sana, il germe viene mantenuto sotto controllo e non produrrà malattia e sintomi. Solo se i lattobacilli (i batteri benefici) vaginali diminuiscono il Trichomonas prende il sopravvento e provoca infezione.
Per queste sue caratteristiche l'infezione da Trichomonas può essere classificata come vaginosi.

L'infezione vaginale da Trichomonas è chiamata trichomoniasi e rappresenta circa il 5% delle infezioni vaginali.

Il Trichomonas è un microrganismo molto fragile nell'ambiente, dove non riesce a vivere anche per via della presenza di ossigeno, quindi la sua trasmissione da un individuo all'altro avviene tramite contatto diretto, prevalentemente coi rapporti sessuali.
Per questo motivo la trichomoniasi è anche classificata come malattia sessualmente trasmessa.

Essendo una malattia sessualmente trasmessa, nelle prostitute la frequenza di diagnosi di Trichomonas sale dal 5 al 75%!

Nella donna le malattie genitali sessualmente trasmesse provocheranno sintomi localizzati prevalentemente a livello vulvo-vaginale, ma potranno coinvolgere anche le vie urinarie (provocando sintomi simili alla cistite), gli annessi (ovaie, utero, tube), la zona anale e rettale (in caso di rapporti anali), il cavo orale e le vie respiratorie (in caso di rapporti orali).

Sintomi

Se i lattobacilli vaginali sono scarsi il Trichomonas prende il sopravvento e può causare uretriti e vaginiti purulente. Di conseguenza i sintomi rilevati dalle donne infette sono: arrossamento, gonfiore e microlesioni delle mucose vulvo-vaginali, secrezioni schiumose giallo-verdastre (talvolta anche grige o verdi), bruciore, prurito, dispareunia (dolore ai rapporti), pollachiuria (urinare oco e spesso), disuria (difficoltà ad urinare) e più raramente dolore pelvico.

I sintomi peggiorano nel periodo mestruale e nell'immediato post mestruale. Il ph vaginale,a causa dell'assenza di lattobacilli sarà piuttosto elevato (tra il 5 ed il 6,5).

Il whiff test (l'odore di pesce che si sprigiona dopo contatto con idrossido di potassio) sarà positivo nella metà dei casi.

Spesso alla trichomoniasi si associano infezioni vaginali dovute ad altri microrganismi.

I parti pretermine, la rottura prematura delle membrane e l'endometrite post parto associati comunemente alla trichomoniasi, in realtà sono una conseguenza della concomitante assenza di lattobacilli, più che della presenza del Trichomonas, come dimostrano recenti studi universitari.

 

Diagnosi

La diagnosi viene fatta tramite l'osservazione dei segni e dei sintomi riferiti, il tampone vaginale con osservazione diretta del parassita al microscopio e la messa in coltura.

 

Terapia

La terapia ufficiale prevede la somministrazione di metronidazolo anche per il partner.
Non si accenna in letteratura all'utilità fondamentale di unire a questa terapia il ripristino dei lattobacilli carenti.

Il consiglio migliore resta comunque quello di prevenire l'infezione utilizzando sempre il preservativo durante i rapporti sessuali occasionali, mantenendo elevate le difese immunitarie locali e ripristinando l'equilibrio vaginale laddove alterato.

 Approfondimento
Come mantenere e ripristinare l'equilibrio vaginale.

 

hpv

Il virus

L'HPV è un virus della famiglia dei PA.PO.VA (che comprende: Papilloma, Polioma, Vaquolating).

L'HPV si riproduce solo negli strati più profondi delle mucose urinarie, genitali e orali. Riesce a raggiungere questi strati profondi attraverso aperture nel tessuto provocate da microtraumi (dovuti per esempio all'attrito durante il rapporto o ad infiammazioni/infezioni locali).

Esistono più di 100 diversi tipi di HPV. La maggior parte di essi (due terzi) provoca verruche cutanee non genitali (classiche quelle sulle mani o sui piedi, prese in piscina).
Sono una quarantina i tipi di HPV che interessano le mucose genitali e di questi solo una ventina sono potenzialmente in grado di sviluppare carcinoma (tumore maligno) genitale. Ognuno di essi predilige un organo ed un tessuto diverso ed ognuno può causare danni di diversa gravità.

I ceppi a maggior rischio tumorale genitale sono il 16 e il 18 (il tipo 16 è responsabile di più del 50% dei carcinomi della cervice, mentre il 18 è quello collegato ad una prognosi peggiore per via della maggiore aggressività e della maggiore velocità di evoluzione).
Quelli a medio rischio sono: 31 e 33 (con rischio maggiore), seguiti da 30, 32, 35, 39, 45, 51, 52, 53, 56, 58, 59, 66, 68, 72, 73, 82
Quelli a basso rischio sono: 6, 11, 40, 42, 43,44, 54, 55, 61, 70, 72, 81 (i tipi 6 e 11 sono responsabili del 90% dei condilomi benigni).

 

Contagio

mst1 800x600L'HPV è un virus molto debole al di fuori del corpo umano. Infatti viene distrutto dalle temperature superiori a 70 gradi, dall'assenza di umidità, dai detersivi e dai detergenti. Per poter sopravvivere, quindi ha bisogno delle cellule umane o animali. Al di fuori di esse muore, a meno che sulle superfici inanimate in cui arriva non ci siano residui di secrezioni e cellule umane (asciugamani, biancheria, piscine, spiaggia, ecc) nelle quali comunque riesce a sopravvivere solo poche ore. Infatti il contagio attraverso oggetti e superfici contaminati da materiale organico umano infetto è molto raro (5% di tutti i contagi), motivo per cui alcune ragazze vergini sono positive al test dell'HPV-DNA.
Il 95% dei contagi avviene per via sessuale, grazie alla quale il virus può passare direttamente dalle cellule del partner infetto a quelle del partner sano senza passaggi nell'ambiente esterno. Questa modalità di contagio fa sì che linfezione da HPV venga considerata una malattia sessualmente trasmissibile.

Il sesso orale può portare l'infezione dai genitali alla laringe provocando papillomi sulle corde vocali.

La trasmissione dell'HPV dalla madre al feto è rara e può avvenire durante il passaggio nel canale del parto se la condilomatosi è estesa.

Di solito dopo il contatto con l'HPV si crea una immunitá tipo-specifica che tutela da nuove reinfezioni da parte dello stesso virus. Ciò impedisce l'effetto ping-pong tra i partner. È tuttavia possibile contrarre una infezione da un tipo di HPV diverso da partner diversi. E' normale quindi che i rapporti sessuali con più partner senza l'uso di profilattico espongano il soggetto ad un maggior rischio di contagio. Il preservativo tuttavia tutela, ma non protegge totalmente in quanto l'HPV può essere presente anche a livello inguinale, scrotale e anale.

L'infezione genitale da HPV è molto diffusa. Si calcola che il 75% della popolazione è HPV positiva, ossia è venuta in contatto con questo virus durante la propria vita. Tuttavia solo l'1% sviluppa le lesioni benigne caratteristiche della malattia.

Sintomi e manifestazioni cliniche

La sintomatologia dovuta ad infezione da HPV si manifesta passando attraverso tre fasi: latente, subclinica e conclamata.

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Fase di latenza

Una volta che il virus dell’HPV raggiunge le cellule della mucosa genitale, vi deposita all'interno il suo DNA (il patrimonio genetico necessario alla sua riproduzione). Finchè il DNA del virus resta libero nella cellula senza entrare nel nucleo (stadio episomale) il virus non si replicherà, quindi non ci saranno sintomi, non ci saranno lesioni, il pap test sarà negativo e la sua presenza sarà evidenziabile solo previa ricerca del suo DNA o degli anticorpi anti HPV. Questa condizione definita latente, ha una durata che varia da 1 mese e 50 anni dal primo contagio col virus ed è la condizione che presenta la maggior parte delle donne che hanno contratto l'hpv.

Solo quando il DNA entra nel nucleo, il virus si attiva e riesce ad infettare nuove cellule proprie o del partner attivando la risposta immunitaria. In seguito a questa risposta immunitaria l'80% delle infezioni spariscono completamente e spontaneamente senza aver mai dato alcun sintomo (la maggiorparte guarisce entro 6 mesi dal contagio), nel restante 20% l'infezione può restare latente, diventare sub-clinica o dare malattia conclamata.

Fase sub-clinica

Nella fase sub clinica la malattia non è del tutto evidente, ma attraverso la colposcopia o il Pap-test si possono già osservare prevalentemente sulla cervice uterina le prime piccole alterazioni (dette papulari se in rilievo o maculari se piatte). Nel 60% dei casi queste lesioni guariscono spontaneamente, quindi non vanno trattate, ma solo controllate nel tempo, anche in considerazione del fatto che in questa fase è molto difficile distinguere queste alterazioni dalle papille fisiologiche prive di significato patologico.

Malattia conclamata

Nella malattia conclamata le alterazioni si possono vedere ad occhio nudo. La malattia si manifesta con la formazione di condilomi (formazioni in rilievo di natura benigna, che non vanno trattate poiché innocue)

condilomi Condilomi

o con zone di displasia (alterazioni del tessuto potenzialmente cancerogene).

hpv displasia Displasia

La displasia, in base alla gravità, viene classificata in 3 stadi: CIN1, CIN2 e CIN3, fino ad arrivare al carcinoma in situ (tumore maligno circoscritto alla mucosa genitale). I condilomi e le displasie CIN1 vengono considerate lesioni lievi LSIL (Low-grade Squamous Intraepithelial Lesion, ossia Lesione Intraepiteliale Squamosa di basso grado). Le lesioni CIN2, CIN3 e il carcinoma sono considerate HSIL (High-grade Squamous Intraepithelial Lesion, ossia Lesione Intraepiteliale Squamosa di alto grado).

L'evoluzione della displasia è molto lenta e possono servire anche 7 anni perché si trasformi in carcinoma, che a sua volta può impiegare dai 7 ai 12 anni per diventare invasivo (cioè dare metastasi e coinvolgere i linfonodi).

Meno frequenti le displasie a livello urinario (4-8%), che possono interessare l'uretra e più raramente la vescica dando uretriti e cistiti croniche resistenti agli antibiotici (efficaci sui batteri, ma non sui virus).

Approfondimento: I condilomi e le displasie

 

Fattori di rischio

Il virus attacca le giovani cellule (dette “di riserva” o “metaplasiche”), che non sono in grado ancora di difendersi e che quindi rappresentano un terreno fertile per il Papilloma virus. Queste giovani cellule si trovano nella zona più profonda del tessuto epiteliale (detta “di trasformazione”) e man mano che maturano risalgono verso la superficie per sostituire le vecchie cellule danneggiate.

epitelio hpv 800x600

Quindi ogni lesione del tessuto, sofferente a causa di infiammazioni, infezioni e microtraumi, consente all'HPV di penetrare in profondità e raggiungere queste cellule fragili.
Per questo motivo qualsiasi intervento chirurgico effettuato sul tessuto genitale aumenta il rischio di attivare il virus dell'HPV in quanto gli apre la strada verso le cellule indifese nelle quali riesce ad entrare senza difficoltà e ad attivare la riproduzione di altre cellule infette e alterate (fenomeno di Koebner).
Le adolescenti hanno un rischio nettamente superiore di contrarre infezione a causa dell'immaturità delle loro mucose vaginali,vulvari e cervicali, pertanto più precoci sono i rapporti sessuali e maggiore è il rischio di infezione.

Il contagio col virus quindi non è sufficiente affinché la malattia si manifesti con condilomi, displasia o carcinoma. Perché si attivi la malattia oltre al contagio devono essere presenti numerosi altri fattori:

  • aggressività dell'HPV e carica virale,
  • stato di salute della donna (squilibri ormonali, deficit immunitari),
  • abitudini e stile di vita (numero di partners, fumo di sigaretta, abuso di alcool, contraccettivi orali da più di 4 anni, numerose gravidanze),
  • dieta squilibrata (carenza di acido folico, vitamine e antiossidanti),
  • presenza di infezioni genitali concomitanti (l'HPV è frequentemente associato ad infezioni da Chlamydia, Mycoplasma, Ureaplasma, Candida, Epstein Barr virus, Herpes virus e sifilide poiché la base sulla quale insorgono è la stessa: la fragilità e l'alterazione delle mucose genitali),
  • condizioni delle mucose genitali (traumi e microtraumi da rapporto, infiammazione, infezione),
  • precocità dei primi rapporti (più è precoce il rapporto a maggiore è il rischio di malattia).

 

Diagnosi

La diagnosi viene fatta attraverso:

  • visita ginecologica: già a occhio nudo il ginecologo può rilevare la presenza dei condilomi, ma non delle lesioni più precoci.
  • Pap test: è un esame citologico, cioè che analizza le caratteristiche delle cellule prelevate. Oltre alla presenza del virus, il pap test può valutare il tipo di alterazione cellulare stabilendo se c'è displasia, di quale tipo (CIN1, CIN2, CIN3), o se addirittura si è già di fronte ad un carcinoma in situ (CIS).

    Approfondimento
    Pap test: cos'è e come si interpreta

  • Vulvoscopia e la colposcopia. Il colposcopio è una specie di microscopio che riesce ad ingrandire l'immagine del tessuto fino a 30 volte. Viene valutata la cervice (colposcopia), la vulva (vulvoscopia) ed il canale vaginale previa applicazione di acido acetico al 3-5%, che mette in rilievo le lesioni sospette. Contestualmente alla colposcopia può essere effettuata una biopsia per valutare la malignità della lesione apparsa al colposcopio.

    Approfondimento: Vulvoscopia/colposcopia cos'è e come si interpreta

  • Microcolposcopia: consente non solo di vedere i tessuti anche minimamente lesionati, ma anche di ingrandire l'immagine di questi tessuti tanto da riuscire a vedere le singole cellule e le loro caratteristiche normali o patologiche individuando quindi l'estensione della zona colpita per effettuare una biopsia maggiormente mirata.
  • Biopsia: sotto la guida del colposcopio vengono prelevati più frammenti di tessuto nelle aree che appaiono patologiche. Tali campioni bioptici vengono poi inviati in laboratorio per l'analisi istologica (cioè del tessuto). La biopsia dovrebbe essere riservata solo ai casi dubbi, alle lesioni persistenti, in caso di immunità compromessa e in caso di lesione molto sospetta.
  • Esplorazione rettale: visiva o con l'uso delle dita, permette di vedere e rilevare le alterazioni anali.
  • Anoscopia: attraverso un endoscopio vengono viste le lesioni anali anche più piccole e meno visibili o non palpabili. E' consigliata in caso di rapporti anali costanti, infezioni anali ricorrenti, presenza di condilomi anali esterni, deficit immunitari.
  • Tipizzazione del DNA virale (PCR, HC2 o Southern Blot): è un esame che va a ricercare il DNA del visrus presente nelle cellule prelevate attraverso una specie di spazzolino (cito-brush). Se l'esito è positivo verrà indicato il tipo di virus ritrovato e la capacità alta, media o bassa di sviluppare carcinoma. La ricerca del DNA-HPV può essere effettuata anche su campioni di urine e di sperma.

    Approfondimento Tipizzazione del DNA virale

L'uomo deve rivolgersi al dermatologo, all'urologo, all'andrologo o ad un centro per le malattie sessualmente trasmissibili per la diagnosi di infezione da HPV.

 

Terapia

Poichè la malattia ha un'elevata probabilità di regressione spontanea, nella maggior parte dei casi (condilomi, CIN1, CIN2 e CIN3) non sarebbe necessaria alcuna terapia. Tuttavia l’allarmismo altamente interessato che si è fatto e si continua a fare attorno all’HPV ha portato ad un abuso diagnostico e terapeutico ingiustificato e controproducente.

Approfondimento: Allarmismo ingiustificato verso l’HPV

Le terapie sono solo sintomatiche: si possono eliminare i condilomi e le displasie, ma nessuna terapia è ancora in grado di eliminare il virus.
Per questo motivo il problema principale delle terapie per l’HPV sono le recidive provocate da un abbassamento delle difese immunitarie o dal fenomeno di Koebner (che consiste nell'attivazione del virus latente da parte dello stesso trattamento).
Per evitare il fenomeno di Koebner, tra i trattamenti disponibili per i condilomi e le lievi displasie sarebbero preferibili le terapie immunostimolanti (naturali o di sintesi), meno invasive e più efficaci:

Approfondimento: Terapie immunostimolanti per hpv.

Troppo spesso invece, sia per volere della donna immotivatamente terrorizzata dall'HPV, sia per interesse del ginecologo poco umano e molto venale, vengono utilizzate terapie demolitive (chirurgia e farmaci caustici) anche sulle alterazioni non pericolose LSIL, che possono guarire spontaneamente e che andrebbero solo tenute controllate. Le possibili complicanze di queste terapie aggressive sono: infezioni, restringimenti cicatriziali, perdita dell'elasticità delle mucose, ipersensibilità delle mucose vulvari, dolore neuropatico genitale, vulvodinia.

Approfondimento:
Terapie chirurgiche
Farmaci caustici

In caso di carcinoma o di displasie CIN2 o CIN3 dubbi della cervice la terapia più utilizzata è la conizzazione, che consiste nell'asportazione chirurgica di una parte a forma di cono del collo dell'utero.
Le complicanze maggiori (precoci o tardive) dovute alla conizzazione sono: infezioni, restringimenti cicatriziali, perdita dell'elasticità delle mucose, maggior rischio di aborti e parti prematuri nelle gravidanze successive all'intervento.

In caso di carcinoma invasivo si procede all’asportazione dell’utero (isterectomia) e se necessario anche degli annessi (ovaie, tube).

 

La prevenzione

La migliore terapia resta sempre e comunque la prevenzione basata sull'eliminazione dei fattori di rischio:

Un discorso a parte merita il vaccino contro l'HPV. E' davvero utile e è solo frutto di una grossa speculazione commerciale?

Approfondimento: Il vaccino contro l'HPV

Neisseria

 

 

Il batterio

Chiamato anche gonococco, la Neisseria gonhorroeae è un batterio gram negativo della famiglia dei cocchi.

Molto fragile fuori dall'organismo umano, si trasmette per contatto diretto soprattutto sessuale. Per questo motivo l'infezione da Neisseria è considerata una malattia sessualmente trasmessa.

Provvisto pili adesivi ("zampette" con cui si attacca alle mucose), il gonococco nella donna può colonizzare la mucosa uretrale (raro), la cervice, le ghiandole del Bartolini e le ghiandole di Skene (le ghiandole ai lati dell'uretra), l'ano (in caso di rapporti anali). Nell'uomo si localizza nella mucosa uretrale, anale e rettale (in caso di omosessualità).

 

Sintomi

Una volta aderita alle mucose, la neisseria penetra in profondità e nel giro di 24-48 ore attiva un'intensa infiammazione con formazione di ascessi pieni di pus.
Pertanto il sintomo principale è costituito dalla formazione di abbondanti secrezioni purulente, che fuoriescono dalla sede dell'infezione (di solito l'uretra per gli uomini e la cervice per le donne).

neisseria2

Questa produzione abnorme di pus viene chiamata gonorrea, blenorragia o più comunemente "scolo".

Le secrezioni abbondanti di solito sono accompagnate da altri sintomi caratteristici: disuria (disturbi urinari), stranguria (dolore quando si urina), pollachiuria (urinare poco e spesso), arrossamento del meato uretrale, bruciore rettale o anale.

Sia nell'uomo, che nella donna può essere presente anche faringite poichè in caso di rapporti orali tra infetti il batterio passa dagli organi genitali al cavo orale per colonizzare la faringe, provocando anche in questa sede ascessi purulenti.

L'infezione da Neisseria può anche restare asintomatica a lungo o dare una sintomatologia sfumata.

Le complicanze di un'infezione sintomatica non curata sono: le stenosi uretrali e tubariche (a causa della formazione di aderenze, di depositi fibrosi e di cicatrici nella sede di infezione) e la diffusione dell'infezione alle sedi vicine: le tube, le ghiandole di Bartolini, l'utero e le ovaie con possibili ulteriori complicanze quali la sterilità, la peritonite e la malattia infiammatoria pelvica.

In caso di gravidanza può provocare aborto, parto prematuro, infezione gonococcica degli occhi nel nascituro.

Nell'uomo la complicazione più temuta dovuta alla gonorrea è l'infezione dei testicoli con conseguente sterilità.

Insieme alla Neisseria gonhorrhoeae spesso sono presenti anche infezioni da Trichomonas vaginalis e Chlamydia trachomatis.

Fattori di rischio

La terapia anticoncezionale ormonale, il ph vaginale elevato, l'elevato numero di rapporti sessuali con partner diversi senza l'uso di preservativo e la precocità dei rapporti sessuali aumentano il rischio di contrarre infezione.

 

La diagnosi

La diagnosi viene fatta attraverso il tampone vaginale, cervicale o uretrale attraverso i quali viene prelevato il muco, che verrà poi osservato al microscopio: la Neisseria ha la forma inconfondibile di un chicco di caffè.

 Il muco e il sedimento delle urine possono essere messi in un terreno di coltura specifico per valutare se crescono colonie di gonococchi.

Infine si possono ricercare gli antigeni specifici tramite PCR.

Spesso la gonorrea, causando sintomi simili alla cistite, viene confusa con un'infezione urinaria e curata con terapie non mirate per la Neisseria. Ciò non consente ne' l'eradicazione del batterio, ne' la scomparsa dei sintomi che continueranno ad essere trattati come cistiti ad urine sterili con antibiotici a largo spettro d'azione, che altereranno la flora batterica vaginale, indeboliranno le difese vaginali e peggioreranno la malattia.

Inoltre il mancato riconoscimento della gonorrea non consente alla persona infettata di prendere le dovute precauzioni per evitare il contagio degli eventuali partner, contribuendo così alla diffusione della malattia.

 

Terapia

La neisseria è sensibile ad antibiotici come il ceftriaxone, la spectinomicina e la ciprofloxacina.

Nel tempo la neisseria ha invece sviluppato resistenze alle penicilline e alle tetracicline.

La terapia dovrà essere effettuata anche dal partner. Dopo 2 settimane circa dalla fine della terapia sarà utile effettuare un controllo per valutare l'effettiva eradicazione del batterio.

Il consiglio migliore resta comunque quello di prevenire l'infezione utilizzando sempre il preservativo durante i rapporti sessuali occasionali, mantenendo elevate le difese immunitarie locali e ripristinando l'equilibrio vaginale laddove alterato.

 Approfondimento
Come mantenere e ripristinare l'equilibrio vaginale.

 

chlamydia

 

 

Il batterio

La Clamydia, pur essendo un batterio, si comporta come i virus, che non sono in grado di vivere al di fuori della cellula umana in quanto hanno bisogno di ciò che si trova al suo interno per poter sopravvivere. Come i batteri però, ha una capsula ed è sensibile agli antibiotici.
Il contagio quindi avviene per via diretta tra infetto e sano, attraverso i rapporti sessuali vaginali, anali ed orali o al momento del parto al neonato.
Per questo motivo l'infezione da Chlamydia è inclusa nella categoria delle malattie sessualmente trasmesse.

I tipi D, E, F, G, H, I, J, K sono quelli implicati nelle infezioni genitali.

L'infezione da Chlamydia è la più comune infezione a trasmissione sessuale.

 

Fattori predisponenti

Ogni alterazione dell'ambiente vaginale o della mucosa genitale comporta un aumentato rischio di sviluppare infezione da Chlamydia in quanto se il tessuto è sano, il patogeno non riesce a raggiungere le cellule più profonde, più immature, più fragiliI e più attaccabili e quindi non riesce a sviluppare infezione.

I fattori predisponenti all'infezione da chlamydia pertanto sono: i rapporti frequenti e promiscui senza preservativo, la precocità dei primi rapporti sessuali (più è giovane la donna e più immature e fragili sono le sue mucose), la diminuzione dei lattobacilli vaginali (con conseguente innalzamento del ph e diminuzione delle difese locali), l'uso della spirale e della pillola (che alterano la flora batterica vaginale), la presenza di altre infezioni vaginali da Trichomonas, Herpes simplex virus, HPV.

 

Sintomi

I sintomi manifestati sono: secrezioni anomale e infiammazione dolorosa dei genitali e dell'uretra.
Il batterio infatti inizialmente colonizza la cervice e l'uretra. L'esordio della malattia si manifesta dopo 1-3 settimane dal contagio con bruciore alla minzione, urgenza, frequenza e con “strane” perdite vaginali, con una sintomatologia che può essere scambiata per cistite.

Quando l'infezione si diffonde agli organi genitali più interni possono subentrare: febbricola, brividi, stanchezza, dolore addominale inferiore, dolore lombare, nausea, dispareunia, sanguinamento al di fuori della mestruazione o durante il rapporto sessuale.

Se l'infezione procede anche verso l'ano ci può essere anche secrezione anale, sanguinamento e dolore rettale.

Nell'uomo i sintomi sono: secrezione dal pene, stranguria, urgenza, frequenza, bruciore e prurito sull'orifizio del pene, dolore e gonfiore dei testicoli, dolore alla defecazione.

Tipica dell'infezione da chlamydia è la sindrome uretrale acuta, ovvero la presenza di sintomi simili all'uretrite ed alla cistite, ma con urine sterili (per i comuni batteri).

Il 70% delle donne infette ed il 50% degli uomini infetti non presentano sintomi e ciò rende la diagnosi estremamente casuale (oltre che allarmisticamente inutile).

Complicanze

A lungo andare l'infezione sintomatica da Chlamydia può provocare: ulcere genitali, cervicite, endometrite, infezione delle tube, infezione delle ovaie, malattia infiammatoria pelvica, dolore pelvico cronico (a causa delle aderenze sviluppate dall'infiammazione pelvica cronica), gravidanze extrauterine, infertilità, peritonite.

La chlamydia può essere inoltre responsabile di uretriti, prostatiti, infezione delle ghiandole del Bartolini.

Tramite rapporti orali la chlamydia può infettare anche le prime vie aeree.

Nell'uomo la conseguenza più temibile di un' infezione da chlamydia non trattata è la chiusura dei dotti deferenti (quelli in cui passa lo sperma) con conseguente sterilità.

L'infezione in gravidanza potrebbe provocare ritardo di crescita del feto, parti prematuri, endometrite post parto, e nei neonati congiuntiviti (fino al tracoma, una malattia che può portare a gravi danni visivi), polmoniti, infezioni urogenitali e rettali da Chlamydia, basso peso alla nascita.

 

Diagnosi

La diagnosi viene fatta principalmente attraverso il tampone uretrale ed il tampone vaginale-cervicale, con cui si ricerca direttamente la Chlamydia al microspopio o mettendola in coltura.

Nella richiesta del tampone andrà specificata la ricerca della Chlamydia.

Altri esami utili ad individuare la Chlamydia sono le ricerche del DNA (nelle urine), degli antigeni e degli anticorpi specifici per la Chlamydia.

 

Terapia

La terapia è antibiotica: azitromicina, doxiciclina, eritromicina, o ofloxacina sono i farmaci più usati.

La terapia dovrà essere effettuata anche dal partner per evitare reinfezioni e per lo stesso motivo andranno evitati i rapporti sessuali fino al completamento della terapia. Per verificare l'efficacia della terapia è consigliato ripetere il tampone o la PCR dopo almeno 3 settimane dall'antibiotico (5 settimane in caso di terapia con eritromicina).

Il consiglio migliore resta comunque quello di prevenire l'infezione utilizzando sempre il preservativo durante i rapporti sessuali occasionali, mantenendo elevate le difese immunitarie locali e ripristinando l'equilibrio vaginale laddove alterato.

 Approfondimento
Come mantenere e ripristinare l'equilibrio vaginale.

 

letto

 

 

Cosa sono?

Le malattie sessualmente trasmissibili (MST) sono provocate da microrganismi patogeni incapaci di sopravvivere al di fuori del corpo umano. Per questo hanno bisogno del passaggio diretto, che può avvenire attraverso i rapporti sessuali e il contatto tra cellule infette e cellule sane.

I microrganismi responsabili di malattie genitali sessualmente trasmesse sono:

Alcuni microrganismi patogeni utilizzano il rapporto sessuale solo come via di contagio, ma provocano malattia in organi lontani rispetto a quello genitale da cui sono entrati. Queste MST sono:

  • Treponema pallidum (sifilide): provoca problemi dermatologici
  • Virus dell'epatite (HV) A, B, C: provoca danni prevalentemente al fegato
  • Virus dell'immunodeficienza umana (HIV): provoca abbassamento totale delle difese immunitarie
  • Pox virus (mollusco contagioso): provoca problemi dermatologici.

 Occupandoci di ambito urologico e genitale non tratteremo quest'ultima categoria di patogeni.

 

Fattori di rischio

mst4l primo fattore di rischio per lo sviluppo di una MST è il rapporto occasionale senza l'utilizzo di preservativo, che ne impedirebbe la trasmissione.

A questo bisogna poi aggiungere un secondo importante fattore predisponente: i microrganism responsabili di MST attaccano zone di mucosa lesionate o sofferenti a causa di infiammazioni, infezioni e microtraumi.

Essi infatti attaccano le giovani cellule, che non sono in grado ancora di difendersi e che quindi rappresentano un terreno fertile. Queste giovani cellule si trovano nella zona più profonda della mucosa genitale. Quindi ogni lesione del tessuto consente ai patogeni di penetrare in profondità e raggiungere queste cellule fragili.

Per questo motivo le adolescenti hanno un rischio nettamente superiore di contrarre MST a causa dell'immaturità del loro epitelio vaginale, vulvare e cervicale, pertanto più precoci sono i rapporti sessuali e maggiore è il rischio di infezione.

I fattori che aumentano il rischio di contrarre una MST sono quindi tutti quelli che compromettono lo stato della mucosa genitale:

  • terapia anticoncezionale ormonale
  • ph vaginale elevato
  • assenza di lattobacilli
  • microlesioni della mucosa genitale
  • elevato numero di rapporti sessuali
  • giovane età dei primi rapporti sessuali.

 

Sintomi

Nella donna le malattie genitali sessualmente trasmesse provocheranno sintomi localizzati prevalentemente a livello vulvo-vaginale, ma potranno coinvolgere anche le vie urinarie (provocando sintomi simili alla cistite), gli annessi (ovaie, utero, tube), la zona anale e rettale (in caso di rapporti anali), il cavo orale e le vie respiratorie (in caso di rapporti orali).

Nell’uomo le MST coinvolgono l’uretra, l’ano, il retto (in caso di omosessualità), la prostata, le vescichette seminali e il prepuzio.

In entrambi i sessi i sintomi varieranno in base al tipo di patogeno coinvolto.

Diagnosi

La diagnosi viene fatta attraverso il tampone vaginale e cervicale, il tampone uretrale, attraverso la ricerca del DNA, o attraverso la ricerca di antigeni e di anticorpi specifici.

 

Terapia

La terapia ufficiale prevede una terapia composta da antivirali in caso di infezione da Herpes, da antibiotici in caso di Chlamydia e Neisseria, da metronidazolo in caso di Thrichomonas.

Un discorso a parte va fatto per l’HPV che ha sintomi, complicanze, metodi diagnostici e terapie differenti e specifici.

Il consiglio migliore resta comunque quello di prevenire l'infezione utilizzando sempre il preservativo durante i rapporti sessuali occasionali, mantenendo elevate le difese immunitarie locali e ripristinando l'equilibrio vaginale laddove alterato.

 Approfondimento
Come mantenere e ripristinare l'equilibrio vaginale.

Bibliografia

  1. Carosi, Castelli, Nola “Manuale di malattie infettive e tropicali”, Vol II, Piccin
  2. Anglana, Lippa, Ronca, Pelisse, “Trattato di patologia vulvare – malattie infettiva del distretto vulvo-vestibolo-vaginale”, SEE Firenze
  3. www.lucianoschiazza.it
  4. Chieffi, Bonfirraro, Fimiani “Ginecologia ambulatoriale”, SEE Firenze
  5. Crepaldi, Baritussio “Trattato di medicina interna”, Vol I, Piccin
  6. Ginecologia e ostetricia”, F. Bombelli, M.T. Castiglioni
  7. “La prevenzione del cancro della cervice uterina, Pap-test, HPV e prospettive future”, Dr Negri
  8. A. Giannattasio, R Smeraglia “Il papilloma virus (HPV): lo stato dell'arte!” Editrice Uni-service
  9. Boccato “Trattato italiano di medicina di laboratorio”Vol VII/1 “citologia diagnostica”(Boccato), Piccin
  10. Carosi, Pauluzzi “Malattie infettive”, Piccin
  11. Broccolo “carcinoma della cervice uterina”Springer
  12. F. Bombelli, M. T. Castiglioni “Ginecologia e ostetricia”, Esculapio, 2014, pagg 275-286
  13. Marzetti, Rullo, Vecchione “microcolpscopia e isteroscopia” Piccin
  14. Mazzeo, Forestieri “Trattato di chirurgia oncologica” vol III, Piccin
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  18. “Ginecologia del periodo prenatale ed evolutivo” V. Bruni, M Dei, SEE, 2003, pag 68
Herpes Simplex Virus istologico

Il virus

L'Herpes Simplex Virus (detto anche herpes virus hominis) è un virus molto debole, che al di fuori dell'essere umano non sopravvive a lungo.
Per questo motivo il contagio può avvenire solo attraverso contatto diretto tra i tessuti della persona infetta e quelli della persona sana classificando questo tipo di infezione tra le malattie sessualmente trasmissibili.

Esistono 2 tipi di herpes: HSV-1 e HSV-2. Quello maggiormente implicato nelle infezioni vaginali è quello di tipo 2 (80% delle infezioni da HSV), seguito dal tipo 1.

Quando l'infezione interessa la zone intime viene definita Herpes genitalis, mentre quando l'infezione coinvolge la zona orale viene definita Herpes labialis.

Sintomi

Infezione primaria

herpes genitalis HSV 2Questo virus inizialmente penetra nel tessuto genitale attraverso rapporti sessuali completi o orali, dando origine all'infezione vulvare, che prende il nome di “infezione primaria” ed è caratterizzata da gonfiore ed eritema delle grandi e delle piccole labbra, prurito e vescicole (afte).
Queste vescicole in seguito si rompono trasformandosi in ulcere o erosioni molto dolorose e facilmente infettabili da funghi e batteri. Possono essere presenti anche: febbre (talvolta elevata), dolore perineale, ingrossamento e indolenzimento dei linfonodi inguinali su entrambi i lati, anoressia, dolore muscolare, malessere e disturbi urinari.

L'infezione spesso coinvolge anche le zone circostanti provocando uretriti, cistiti, vaginiti, infezioni del collo dell'utero e dell'ano. Il bruciore provocato dal passaggio dell'urina sulle ulcere è così intensa che può comportare ritenzione urinaria volontaria o inconscia. Anche la defecazione risulta dolorosa e difficoltosa. In alcuni casi l'infezione primaria decorre senza sintomi 

Infezione secondaria

Dopo 1-3 settimane i sintomi regrediscono, ma il virus non sparisce e continua il suo percorso infettivo. Il virus Infatti abbandona i genitali per proseguire il suo viaggio all'interno dei nervi sensitivi che collegano queste zone al sistema nervoso più centrale dove deporranno il loro patrimonio genetico in attesa di condizioni favorevoli alla riproduzione: stress, affaticamento, esposizione al sole, ciclo mestruale, gravidanza, depressione, traumi ed altre infezioni genitali.

In presenza di tali condizioni il virus effettua il percorso inverso e ritorna nella zona originaria da cui è entrato dando il via all'infezione secondaria.
I sintomi di questa fase sono più deboli e consistono ancora in vescicole ma più localizzate, meno dolorose e dalla guarigione più veloce.

L'infezione da herpes virus può provocare anche stenosi dell'uretra e carcinomi della cervice in quanto facilita la penetrazione dell'HPV nel tessuto ulcerato.

A causa dell'invasione delle vie nervose, l'Herpes virus può portare a infiammazione delle meningi (meningite), delle radici nervose (radicoliti), del midollo spinale (mieliti), dei nervi con relativo dolore (nevralgie). L'interessamento del sistema nervoso può dare origine alla sintomatologia tipica della cistite, della nevralgia del pudendo, della vulvodinia, del dolore pelvico neuropatico.

Diagnosi

La diagnosi può essere effettuata tramite tampone vaginale (viene prelevato il contenuto delle vescicole e messo in coltura), anche se questo tipo di esame rileva molti falsi positivi e non specifica il tipo di vorus coinvolto.

herpes virus microscopioUn'alternativa è l'analisi al microscopio delle cellule, che assumono un aspetto caratteristico: diventano molto grandi, con più nuclei uniti e rigonfi.

Utile la ricerca degli anticorpi specifici contro l'Herpes, molto più attendibile e specifico in quanto riesce anche a stabilire il tipo di virus coinvolto (1 o 2). Tuttavia non riesce a differenziare l’infezione primaria dagli episodi secondari.

L'esame diagnostico più rapido, più usato, più sensibile, più specifico e meno costoso è l’identificazione di antigeni virali mediante metodiche immunologiche (IF-diretta e ELISA).

 

Terapia

La migliore arma contro il contagio e la diffusione dell'Herpes è la prevenzione. Utilizzare un preservativo durante i rapporti con partner sconosciuti o dei quali non si conosce lo stato di salute intima diminuisce il rischio di contrarre l'infezione, sebbene non lo annulli del tutto. In caso di infezione acuta si dovrebbero evitare i rapporti finchè le lesioni non siano guarite completamente.

La terapia ufficiale prevede l'utilizzo di farmaci antivirali (Acyclovir), vaccini (che mantengono attiva la reazione immunitaria contro le recidive), anestetici orali (ibuprofene sembra il più efficace) per ridurre i sintomi nelle fasi acute e locali (xilocaina), soluzioni come il permanganato di potassio che ha azione astringente, antimicotica, antibatterica (preventivo di infezioni concomitanti), metisoprinolo per aumentare le difese locali vaginali.

Purtroppo il virus non è eliminabile ed in seguito ai fattori scatenanti descritti più sopra la recidiva può riattivarsi, pertanto il consiglio migliore è quello di prevenire la recidiva mantenendo elevate le difese immunitarie locali e ripristinando l'equilibrio vaginale laddove alterato.

 Approfondimento
Come mantenere e ripristinare l'equilibrio vaginale.

 

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