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Sos post partum…cosa fare se la pancia non torna come prima

Cara mamma se stai leggendo questo articolo probabilmente starai sperimentando il disagio di un corpo diverso dopo la gravidanza. Niente panico!
Il post partum è un periodo delicato. Non solo ci si ritrova ad essere fragili e confrontarsi con situazioni nuove in cui gli stessi equilibri di coppia possono risultare complicati da gestire, ma la deprivazione del sonno, la gestione del tempo e del nuovo nascituro, l’allattamento difficoltoso da avviare e spesso le conseguenze fisiche di parti non “positivi” contribuiscono a non rendere facile il periodo.
Innanzitutto, c’è un tempo per ogni donna per accettarsi e accettare i cambiamenti del corpo ma attenzione accettarsi non vuol dire rassegnarsi. Ma darsi tempo. i primi mesi sono di adattamento per il fisico, se il perineo non ha subito lacerazioni e interventi come l’episiotomia, bisogna fare comunque i conti con un pavimento pelvico spesso indebolito dalla gravidanza che rendera’ qualcuna meno in grado di gestire la continenza urinaria e fecale. E quella pancia ancora gonfia e piena di liquidi ne vogliamo parlare? L’Utero ha bisogno di un tempo per tornare alle dimensioni originali, la prolattina e gli altri ormoni che governano il post partum rendono i tessuti piu’ cedevoli e dotati strutturalmente di meno sostegno, l’addome è ancora prominente. E se fosse diastasi?

 

 

 

Cos'è la diastasi

Per diastasi intendiamo una condizione caratterizzata da un allontanamento dei muscoli retti dell’addome, i muscoli che ricoprono la parete anteriore dell’addome, e si definisce patologica se supera i 2,7 cm. Questi muscoli sono tenuti vicini tramite la linea alba, una linea di tessuto connettivo. L’incidenza maggiore riguarda il post partum, ma altri fattori possono predisporre la condizione, anche negli uomini.

Questa condizione è assolutamente fisiologica in gravidanza e fino a 10-12 mesi dal parto. Il bambino, infatti, man mano che cresce tende a farsi spazio all’interno della cavità addomino-pelvica e gli ormoni (la relaxina in particolare) accompagnano questo processo consentendo ai muscoli di essere piu’ elastici.

Attenzione quindi a non affrettarsi in valutazioni precoci perché rischieremo di avere un valore non corretto, questo non vuol dire che non posso tornare in palestra ad allenare l’addome ma significa incominciare a
tonificare questa zona con gradualità e gestendo in maniera corretta le pressioni esercitate su addome e perineo durante gli allenamenti.

La localizzazione della diastasi può riguardare una parte dell’addome o piu’ parti ed essere sottoxifoidea, periombelicale, sottombelicale.

 

Sintomi della diastasi

Quali sono i sintomi della diastasi?

Le donne si accorgono di avere la diastasi addominale quando esteticamente l’addome non rientra nella situazione pre gravidanza e perché lo sentono debole e instabile durante le attivita’ di vita quotidiana. Tra gli altri sintomi piu’ comunemente riferiti abbiamo incontinenza urinaria da sforzo, gonfiore addominale che peggiora dopo i pasti, dolore alle anche e alla zona lombare. Questi sintomi sono dovuti al fatto che si va a perdere il ruolo di stabilizzazione della muscolatura addominale che svolge un importante ruolo per la contenzione viscerale e il controllo della postura.

Può avere ripercussioni anche sulla vita sesuale? Si perché’ l’alterazione della body image può talvolta essere cosi importante da creare disagio perfino con il partner e quindi alterare la qualita’ della vita.

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Diagnosi

Chi si occupa della valutazione?

Per diagnosticarla si può effettuare un autovalutazione: sdraiarsi supini, mettere una mano a taglio orizzontale sulla linea alba all’altezza dell’ombelico, sollevare la testa come per effettuare un cruch, in presenza di diastasi si creera’ una fossa in cui le dita affonderanno. La misurazione dei centimetri dipendera’ dal numero delle dita nella fossa. Tale autodiagnosi dovrà essere confermata da uno specialistica e da un'eventuale ecografia della parete addominale.

Non tutti i professionisti sanitari sono adeguatamente formati sulla patologia e spesso tendono a minimizzare i sintomi. È consigliato un approccio multidisciplinare da personale sanitario specializzato che comprende: fisioterapista, ostetrica, chirurgo generale, chirurgo plastico, ginecologo e nutrizionista in relazione ai sintomi riferiti.

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Terapia

Come trattare la diastasi?

Esistono due approcci: conservativo e chirurgico.

  • L’approccio conservativo prevede una riabilitazione posturale specifica con esercizi che tonificano la parete addominale senza importanti aumenti pressori, come la ginnastica ipopressiva o la decompressione viscerale (devis) ma e’ fondamentale che la paziente apprenda una consapevolezza posturale per poter correggere eventuali comportamenti dannosi durante le attivita’ di vita quotidiana. Man mano che si prosegue con il controllo dell’addome si potranno inserire attività fisiche piu’ complesse.
  • La chirurgia rappresenta invece l’approccio consigliato per diastasi gravi (5 cm) o inferiori ma con presenze di ernie e nei casi in cui fallisce il trattamento conservativo dopo almeno 6 mesi di riabilitazione. L’intervento non è ancora stato inserito nei LEA (livelli assistenziali essenziali) pertanto ogni regione ha dei parametri di accesso al SSN diversi. Gli approcci chirurgici possono prevedere una tecnica open piu’ invasiva, dove attraverso l’addominoplastica viene rimossa l’eventuale pelle in eccesso o una tecnica endoscopica in cui l’intervento viene effettuato senza cicatrici esterne e con l’inserimento di una protesi metallica “mesh” a stabilizzare la parete. La letteratura conferma che non esiste una tecnica piu’ valida dell’altra ogni percorso chirurgico deve essere su misura del paziente. Molto utile si è dimostrata essere la riabilitazione post intervento per la gestione dell’edema, il trattamento della cicatrice e per tonificare la parete addominale in maniera specifica tenendo in considerazione il tipo di intervento.

 

Dott.ssa Mariateresa Moretti

 

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