Scritto da Martina Monzio Compagnoni
Fisioterapista
L’incontinenza urinaria è una perdita involontaria di urina che può interessare entrambi i sessi, ma tende a presentarsi con maggiore frequenza nel sesso femminile, sia a causa delle particolarità anatomiche delle strutture pelviche, muscolari e fascio-legamentose della donna, sia dei cambiamenti ormonali che caratterizzano il periodo menopausale.
In modo particolare, a compromettere notevolmente la qualità di vita delle donne, vi sono i sintomi genito-urinari, tra i quali si annoverano: urgenza ed incontinenza urinaria, cistiti e infezioni genitali frequenti, atrofia vulvo-vaginale e secchezza, riduzione dello spessore delle pareti di rivestimento degli organi di vagina ed uretra, ed infine, graduale diminuzione del supporto di ovaie, utero e vagina.
Incontinenza urinaria: definizione ed entità del problema
L’international Continence Society (ICS) definisce l’incontinenza urinaria come “ogni perdita involontaria di urina”.
Esistono tre principali sottocategorie di incontinenza urinaria:
- Incontinenza urinaria da sforzo (IUS), nota anche con il termine di “stress incontinence”, corrisponde alla perdita di urina simultaneamente a sforzi fisici o ad episodi improvvisi come tosse e starnuti
- Incontinenza urinaria da urgenza (IUU), definita anche come “urge incontinence”, comporta un’imminente necessità di svuotare la vescica, di importanza tale da non poter procrastinare la minzione e contenere la perdita di urina
- Incontinenza urinaria mista, caratterizzata dalla presenza di sintomi da sforzo e da urgenza
La letteratura scientifica evidenzia che l’incontinenza urinaria, e più in generale l’insieme dei sintomi che possono coinvolgere le basse vie urinarie, tende ad aumentare con la comparsa della menopausa, coinvolgendo una percentuale compresa tra il 38% e il 55% delle donne di età maggiore ai 60 anni.
Le statistiche dimostrano infatti che una donna su due in menopausa soffre di almeno un sintomo relativo alla sfera uro-genitale, e che circa il 33% di queste, con il tempo, sviluppa un quadro di incontinenza urinaria.
Ad oggi le donne trascorrono approssimativamente un terzo della propria vita in menopausa, e con il prospettarsi di un’aspettativa di vita media maggiore, si stima vi sarà in futuro un inevitabile aumento della percentuale di soggetti di sesso femminile affetti da disfunzioni del pavimento pelvico di tipo “age-related”, tra le quali, appunto, l’incontinenza urinaria.
È dunque doveroso non sottovalutare l’impatto che tale condizione ha sulla qualità di vita delle donne affette, e garantire loro una presa in carico personalizzata.
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Cause dell'incontinenza in menopausa
La menopausa viene definita come l’interruzione fisiologica o iatrogena del ciclo mestruale ed ovarico, conseguente ad una riduzione della funzione follicolare ovarica.
Durante questa fase della vita della donna si assiste alla caduta degli estrogeni circolanti, fenomeno che correla con segni e sintomi che possono manifestarsi con intensità variabile.
Il cambiamento riscontrabile in menopausa dell’integrità anatomo-funzionale dell’apparato genito-urinario è dovuto alla notevole riduzione dell’espressione dei recettori estrogenici, distribuiti a livello del tessuto epiteliale del diaframma uro-genitale, della mucosa vaginale, della componente fascio legamentosa e della muscolatura che costituisce il pavimento pelvico.
A queste modificazioni si aggiunge poi un graduale indebolimento delle strutture di sostegno, tra cui la fascia endopelvica e i legamenti cardinali, utero-sacrali e coccigei, con conseguenze che predispongono alla comparsa di disfunzioni del pavimento pelvico, e nello specifico, a prolasso degli organi pelvici e ad incontinenza urinaria.
Diagnosi
Per individuare il trattamento più indicato per la paziente affetta da incontinenza urinaria in menopausa, è necessario eseguire una diagnosi il più possibile accurata.
Un elemento di interesse è l’indice di massa corporea o Body Mass Index (BMI), poiché un alto valore di BMI rappresenta un fattore di rischio per l’incontinenza urinaria, a causa della maggiore pressione che grava a livello muscolare e legamentoso sul pavimento pelvico.
Si prosegue poi con la raccolta delle abitudini di vita quotidiana e dei sintomi lamentati dalla paziente, tramite un’anamnesi di tipo generale, ginecologica e uro-ginecologica, ricercando in modo particolare i sintomi del basso tratto urinario, quali: aumentata frequenza minzionale (diurna e/o notturna), sgocciolamento post-minzionale, urgenza minzionale, sensazione di incompleto svuotamento vescicale, perdite urinarie durante i rapporti, o ancora sintomi dolorosi relativi alla zona genito-urinaria.
Si passa successivamente alla valutazione clinica, che prevede una valutazione funzionale del pavimento pelvico tramite esame obiettivo, valutazione visiva e manuale, e l’uso di strumenti di valutazione come questionari specifici per patologia utili per la valutazione ed il successivo monitoraggio del quadro clinico.
Cure e trattamenti
L’Interantional Continence Society raccomanda la fisioterapia uro-ginecologica come prima scelta per quanto riguarda la prevenzione, il trattamento e la cura dell’incontinenza urinaria. Nonostante ciò, molte donne ritengono erroneamente che le perdite d’urina siano una “normale” manifestazione del passare degli anni, e questo le porta a trascurare la comparsa dei sintomi, portando ad un progressivo aggravarsi degli stessi.
La riabilitazione del pavimento pelvico agisce sul sistema muscolare e sulle strutture pelvi-perineali ad esso associate, attraverso l’insieme di diversi trattamenti conservativi e non invasivi, che possono essere applicati singolarmente oppure in combinazione tra loro.
All’interno dell’iter terapeutico per l’incontinenza urinaria, vengono proposti vari approcci e tecniche. Tra questi vi sono: l’esercizio terapeutico, il trattamento comportamentale e le modifiche dello stile di vita, l’uso di strumenti quali il diario vescicale o minzionale, il biofeedback, i coni vaginali, la stimolazione elettrica funzionale, l’auto-trattamento ed il trattamento domiciliare.
L’ICI indica con una raccomandazione di grado A (supportata cioè da prove di efficacia elevate) l’esercizio terapeutico perineale, che ha lo scopo di aumentare la consapevolezza della muscolatura, di rinforzarla e di migliorare così il controllo sfinteriale, in modo tale da eliminare, o quantomeno ridurre in maniera significativa l’involontaria perdita di urina.
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