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La menopausa è una delicata fase di passaggio in cui nell’arco di poco tempo si modificano molti parametri relativi al funzionamento dell’organismo. I cambiamenti ormonali, infatti, contribuiscono alle variazioni della composizione corporea, della sensibilità all’insulina, del metabolismo dei grassi e della reattività e rigidità delle arterie. Questi processi favoriscono l’insorgenza di ipertensione arteriosa, diabete, obesità e dislipidemie, noti fattori di rischio cardiovascolare. A questo si aggiunge in misura variabile da donna a donna il contributo di frequenti disturbi del sonno e alterazioni del tono dell’umore, di un carico di stress più o meno elevato e di altre variabili legate a uno stile di vita poco sano come il fumo e la sedentarietà. Da non sottovalutare, in molte realtà, contesti sociali poco favorevoli. Per tutte queste ragioni si crea una miscela pericolosa che porta le malattie cardiovascolari a diventare la prima causa di morte per le donne dopo la menopausa. Il 40% dei decessi tra le donne sono attribuibili a malattie cardiovascolari (per fare un confronto il 5% dei decessi è legato al cancro della mammella).

L’aumento del rischio è quindi concreto, ma poco noto. Qualche dato? Lo studio IGENDA condotto su 4454 donne italiane tra i 30 e i 58 anni ha mostrato che il 69% di loro sa che le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte, ma il 60% le considera patologie che interessano solo gli uomini! La mancanza di informazione spiega anche perché, a parità di punteggio di rischio cardiovascolare, meno donne ricevono adeguato trattamento sia attraverso lo stile di vita che con l’uso di terapia farmacologica rispetto agi uomini.

A complicare il quadro anche le caratteristiche dei sintomi con cui spesso le malattie cardiovascolari si manifestano nelle donne. Fino a pochi anni fa, la maggior parte delle conoscenze si basava su studi condotti prevalentemente su soggetti di sesso maschile (le donne rappresentano solo il 27% dei partecipanti agli studi clinici tra il 1997 e il 2006). Solo in tempi più recenti sono state analizzate e studiate le peculiari caratteristiche delle malattie cardiovascolari nelle donne. Ad esempio, tra le donne la malattia coronarica è spesso legata a un disturbo del microcircolo piuttosto che a placche che causano un restringimento significativo del lume del vaso. Ancora, è maggiore la frequenza di presentazione di dissezione delle coronarie, cardiomiopatia da stress e scompenso cardiaco. I sintomi sono spesso aspecifici (ridotta tolleranza agli sforzi, difficoltà respiratoria, affaticabilità e debolezza) e vengono frequentemente attribuiti ad altre cause o non indagati a fondo. Ecco che la diagnosi è spesso tardiva e la cura non ottimale, dati che contribuiscono all’aumentata mortalità.

Occorre allarmarsi? Assolutamente no, ma come raccomandano anche le principali società scientifiche (European Society of Cardiology, American Heart Association) è importante sensibilizzare sia le donne che i medici su questo argomento. Bastano una visita cardiologica e dei semplici esami del sangue per conoscere il proprio profilo di rischio cardiovascolare e mettere in atto interventi mirati alla sua riduzione attraverso il cambiamento dello stile di vita e un’eventuale supporto farmacologico. La valutazione è consigliata a tutte le donne che attraversano questa fase della vita. E’ particolarmente indicata per le donne che hanno sofferto di diabete o ipertensione durante la gravidanza o per chi soffre di malattie infiammatorie croniche, patologie reumatologiche (LES, sclerodermia, artrite reumatoide, connettiviti) o oncologiche. Inoltre, in presenza di sintomi è fondamentale parlarne con il proprio medico e non sottovalutarli.

Fonti: Maffei S et al, Cardiovascolari risk perception and knowledge among Italian women: lessons from IGENDA protocol. J Chin Med 2022 18(11):1695; Garcia M et al, Cardiovascular Disease in Women: Clinical Perspectives. Circ Res. 2016;15;118(8):1273-93

cardiologa stefaniacataldo

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