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Dolore è più dolor, se tace
 

A cura della Dott.ssa Noemi Ricucci

Dolore è più dolor, se tace
Correlati sessuologici e psicologici di ipertono del pavimento pelvico, vulvodinia, cistite post-coitale e cistite interstiziale

 

Il presente articolo rappresenta un estratto di uno studio sperimentale derivante dal lavoro di tesi magistrale in Psicologia Clinica presso la cattedra di psicopatologia del comportamento sessuale del prof. Giacomo Ciocca, all’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Lo studio fa riferimento ad un confronto tra correlati psicologici e sessuologici di alcune delle patologie uro-ginecologiche più frequenti nella popolazione femminile: l’ipertono del pavimento pelvico, la vulvodinia, la cistite post-coitale e la cistite interstiziale.
Allo studio ha partecipato Cistite.info APS, contribuendo alla divulgazione dello studio e alla ricerca del target.

 

 

 

Il ruolo dell'ipertono pelvico

L’ipertono del pavimento pelvico riguarda una situazione nella quale i muscoli pelvici non si rilassano o possono addirittura contrarsi quando il rilassamento è funzionalmente necessario. Le condizioni associate ad esso sono molteplici e multifattoriali: spesso si presenta una combinazione di sintomi gastrointestinali, ginecologici, urologici (es cistite post-coitale o interstiziale), muscolo- scheletrici e sessuali. Questi sono spesso accompagnati anche e soprattutto da un distress psico-emozionale, legato soprattutto alla concomitante compromissione della funzione sessuale e di conseguenza della vita relazionale.
L’ipertono può essere considerato, secondo la prospettiva psicosociale, anche come un meccanismo difensivo in risposta a rabbia, pericolo e/o sensazione di minaccia. Infatti, le donne con ipertono hanno, secondo gli studi, una minore ampiezza dell’impulso vaginale e quindi un ridotto flusso sanguigno verso la vagina durante la stimolazione sessuale, quindi una minore lubrificazione ed un maggior attrito ai danni della mucosa vaginale durante la penetrazione. Questo comporterà molto probabilmente disfunzioni sessuali dovute al dolore oppure eventuali cistiti post-coitali, le quali si sviluppano proprio per la risalita dei batteri in vescica a causa delle microlesioni alla mucosa vaginale dovute dalla penetrazione. Potrebbe presentarsi una condizione di vulvodinia, a causa della sensibilizzazione dei meccanismi centrali del dolore, o di cistite interstiziale, dovuta ad una progressiva distruzione dello strato superficiale della vescica.

 Come prevenire la cistite post coitale

 

Il ruolo del partner

In riferimento alle varie fasi e momenti della risposta sessuale femminile, tra le donne con le suddette patologie, l’unico dominio non influenzato negativamente è il desiderio, mentre risultano particolarmente compromesse la lubrificazione, l’orgasmo ed ovviamente il dolore. Un altro elemento fortemente presente è la cosiddetta “comunione sessuale assoluta”, situazione per cui c’è una forte motivazione a soddisfare i bisogni sessuali del partner escludendo completamente il proprio. Ciò può avvenire per vari motivi, tra cui rassegnazione, atto di sacrificio verso il partner e senso di colpa. In sostanza, risulta il timore di essere lasciate dai partner se non riuscissero a raggiungere l'immagine della donna perfetta; perciò, esse sacrificano il proprio piacere sessuale per evitare di essere abbandonate. Anche la risposta del partner al dolore della donna risulta fondamentale: i partner che sollecitano al rapporto sessuale penetrativo e quelli che esprimono rabbia hanno un contributo nell’alimentare il dolore e la percezione di esso nella donna. Tra le conseguenze psicologiche associate si riscontrano perlopiù ansia, ipervigilanza, depressione, catastrofizzazione del dolore ed incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni.

Purtroppo, gli studi scientifici ad oggi si concentrano perlopiù sulle relazioni eterosessuali, per cui risultano pochissimi o nulli dati sugli aspetti sessuologici e psicologici delle donne in relazione omosessuale.

 Il dolore sessuale

 

Mancanza di supporto

Questa situazione viene aggravata, inoltre, dal fatto che spesso queste donne sostengono di non sentirsi comprese e supportate né dai familiari e partner e né dai professionisti della salute che, non essendo spesso aggiornati al meglio riguardo queste problematiche, concludono la maggior parte delle visite con diagnosi di “problema mentale”, “isterismo” o “ipocondria”, alimentando ancor di più la solitudine e lo sconforto di migliaia di donne. Sempre secondo gli studi, nei casi di ipertono, vulvodinia e cistiti ricorrenti, le donne riportano in buona percentuale anche esperienze di abuso fisico, psicologico e/o sessuale, soprattutto dalle persone più care e vicine ad esse. Infatti, ad esempio, nelle donne che riportano cistite interstiziale c’è un’alta comorbilità con il Disturbo Post-Traumatico da Stress. Lo stato ansioso anticipatorio e l’incomprensione da parte degli altri, che accompagnano spesso queste donne, conducono infine al ritiro sociale oltre che a ripercussioni in ambito lavorativo.

Implicazioni psicologiche della cistite e delle patologie uro-genitali

 

Obiettivi dello studio

Date le premesse dal punto di vista scientifico, lo studio sperimentale in questione ha avuto come primo obiettivo quello di indagare gli aspetti sessuologici e psicologici che concorrono ad aggravare le particolari condizioni patologiche illustrate in precedenza. In particolare, si è voluta evidenziare l'importanza, a livello sessuale e psicologico, non solo della vulvodinia, della quale esiste una vasta letteratura scientifica, ma anche e soprattutto delle altre tre patologie, sulle quali c'è molta meno enfasi, soprattutto per quanto riguarda la cistite post-coitale.

Il secondo obiettivo è stato quello di valutare le donne guarite da una o più patologie, determinando se la risoluzione fosse concomitante alla scomparsa degli aspetti psicologici, sessuologici e relazionali oppure se permangono nonostante la guarigione.

 

Le partecipanti

Il campione definitivo è di 372 donne in età fertile, tra le quali ci sono 87 donne guarite, con un’età media di 33,57 anni. Le donne in menopausa sono state escluse volontariamente ai fini dello studio.

Il 66.4% riporta ipertono del pavimento pelvico, il 55% vulvodinia, il 58,8% cistite post-coitale ed l’8,3% cistite interstiziale, in comorbilità o meno tra loro. Il 9,4% riporta di aver subito almeno una volta nella vita un abuso psicologico mentre il 7% un abuso sessuale.

Tornando ai due obiettivi descritti precedentemente, il campione è stato suddiviso in quattro sottogruppi che sono stati confrontati tra loro: SOTTOGRUPPO 1 (N = 152): donne che presentavano vulvodinia, con o senza comorbilità con le altre patologie; SOTTOGRUPPO 2 (N = 122): donne che presentavano ipertono del pavimento pelvico e/o cistite post-coitale e/o cistite interstiziale; SOTTOGRUPPO 3 (N = 11): donne che presentavano solo ipertono del pavimento pelvico; SOTTOGRUPPO 4 (N = 87): donne guarite da una o più delle patologie.

 

Variabili valutate

Le variabili sessuologiche e psicologiche valutate sono state: la funzione sessuale, la percezione soggettiva dell’orgasmo, la depressione, l’ansia e l’alessitimia. Quest’ultima si può definire come una difficoltà nell’elaborare il significato psicologico delle proprie esperienze emotive per cui risulta difficile sia riconoscere che esprimere le proprie emozioni.

Attraverso l’analisi statistica delle risposte fornite ai vari test psicometrici somministrati, validati scientificamente, atti alla valutazione di aspetti psicologici e sessuologici, sono state riscontrate le seguenti percentuali: il 79,8% presenta una disfunzione a livello sessuale, il 33,1% un orgasmo disfunzionale, il 25,3% una depressione lieve, il 22% una depressione maggiore, il 63,4% ansia moderata o severa ed il 33,1% alessitimia.

 

Risultati

  • Obiettivo 1. Per quanto riguarda le donne che presentavano una o più patologie, l’unica differenza riscontrata riguardava la presenza di depressione: le donne con vulvodinia risultavano avere una maggiore quota depressiva rispetto alle donne con ipertono, cistite post-coitale e cistite interstiziale.
  • Obiettivo 2. Per quanto riguarda le donne guarite, contrariamente a quanto ci si aspettava, esse si differenziavano in positivo rispetto alle altre donne per ansia e depressione, che quindi risultavano in quota significativamente minore. Non differivano però né per quanto riguarda l’alessitimia, né per la funzione sessuale. In particolare, la funzione sessuale risultava addirittura maggiormente compromessa per l’85,1% delle donne guarite rispetto al 78,7% delle donne con vulvodinia ed all’81,8% delle donne aventi le altre patologie.

Altri risultati riguardano l’abuso: secondo le analisi dei dati si è stimato che la presenza di un abuso sessuale e/o psicologico correlava alla presenza di ipertono del pavimento pelvico e vulvodinia ed anche alla presenza di depressione maggiore.

Abbiamo cercato di spiegare e discutere i risultati del nostro studio, soprattutto relativi alle donne guarite. Una spiegazione potrebbe riguardare la modalità di relazione di coppia, la quale sicuramente influenza il vissuto soggettivo rispetto alla sessualità. Le donne guarite che non vedono migliorare la propria esperienza sessuale potrebbero avere una modalità di relazione disfunzionale con il/la proprio/a partner, che a sua volta potrebbe dipendere da una modalità di attaccamento non sicuro alla base. In psicologia, l’attaccamento, secondo la teoria di John Bowlby, fa riferimento al primo legame con la figura principale di accudimento (caregiver). In base alla qualità della relazione con il caregiver si andrà a delineare una tra le modalità di attaccamento che, essenzialmente si posizionano nel tipo “sicuro” o “insicuro”. Questo primo legame crea inoltre delle rappresentazioni mentali nel bambino, definite “modelli operativi interni”, che hanno lo scopo di codificare l’ambiente per agire di conseguenza, anche e soprattutto nelle relazioni successive in età adulta. Questi “stili di attaccamento” risultano, secondo gli studi, determinanti importanti anche nei problemi sessuali all’interno di relazioni intime. Potrebbe quindi essere interessante considerare, in studi futuri, la qualità della relazione e lo stile di attaccamento sia delle donne con patologie ma soprattutto delle donne guarite.

 

Conclusioni

Si auspica che questo studio abbia apportato un contributo, anche minimo, nel dar voce alle donne che soffrono di queste ormai diffuse patologie e che non vengono supportate né dai professionisti e né dai propri cari.

Le donne con patologie uro-ginecologiche non soffrono solo dal punto di vista fisico ma anche dal punto di vista psicologico, emotivo e sessuale.
Questi risultati dovrebbero sensibilizzare innanzitutto alla conoscenza delle conseguenze fisiche, psichiche e relazionali, da parte dei professionisti in ambito medico, psicologico e sessuologico, e poi alla promulgazione e promozione di interventi psico-sessuologici, anche da parte dei medici ai quali si rivolgono in primis le donne, che possano supportare la donna ed eventualmente il partner, sia durante lo stato patologico sia dopo la guarigione, andando così a ripristinare la salute non solo psicologica e sessuale ma anche relazionale.

 

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