Ansia da prestazione? No, grazie.

L'ansia da prestazione racchiude risvolti psicologici importanti, che riguardano sia la sfera maschile che la sfera femminile. Spesso comprendere come funziona la sessualità, cambiare punto di vista e approccio ed iniziare ad abbandonare gli stereotipi, che ci vogliono in un certo modo, permette di eliminare queste sensazioni, che limitano notevolmente e inconsapevolmente l'espressione sessuale di ognuno.
Perché si parla di stereotipi? Perché, durante la nostra educazione, vengono trasmesse, fin da piccoli, delle notizie e delle regole che, date per certe, "guidano" il nostro comportamento, nella sfera sessuale e non solo, in una direzione prestabilita. Una società che ha sempre visto l'uomo come essere "dominante" e la donna come essere "sottomesso", queste famose regole guidano la formazione e crescita dell'individuo, determinando, spesso, situazioni e comportamenti che non appartengono e che, nonostante la sofferenza e il non appagamento, vengono portate avanti, perché considerate giuste e normali. Visioni che hanno generato, negli anni, norme non scritte, in cui ogni persona, in base alla sua collocazione sessuale, deve necessariamente seguire, in un modo, piuttosto che in un altro, spesso, alienandosi completamente. Questi comportamenti, seppur accettati dalla maggior parte della popolazione, hanno inconsciamente generato situazioni di frustrazione e malessere, in quanto si è arrivati al punto di non ascoltare più il proprio sentire, quello più intimo, bensì di assecondare queste "leggi", che vogliono l'uomo tutto d'un pezzo e la donna passivamente accogliente e, quindi, generando anche situazioni di ansia da prestazione. In realtà, le cose stanno lentamente cambiando, per fortuna, ma la strada è ancora lunga. E' bene comprendere che la sessualità dovrebbe essere vissuta con estrema consapevolezza, dando ascolto ai desideri e assecondando il sentire che, ognuno di noi, indipendentemente dall'essere uomo o donna, possiede come libera espressione dell'essere. Assunta Morosetti, Esperta in Educazione Sessuale
Perché si parla di stereotipi? Perché, durante la nostra educazione, vengono trasmesse, fin da piccoli, delle notizie e delle regole che, date per certe, "guidano" il nostro comportamento, nella sfera sessuale e non solo, in una direzione prestabilita. Una società che ha sempre visto l'uomo come essere "dominante" e la donna come essere "sottomesso", queste famose regole guidano la formazione e crescita dell'individuo, determinando, spesso, situazioni e comportamenti che non appartengono e che, nonostante la sofferenza e il non appagamento, vengono portate avanti, perché considerate giuste e normali. Visioni che hanno generato, negli anni, norme non scritte, in cui ogni persona, in base alla sua collocazione sessuale, deve necessariamente seguire, in un modo, piuttosto che in un altro, spesso, alienandosi completamente. Questi comportamenti, seppur accettati dalla maggior parte della popolazione, hanno inconsciamente generato situazioni di frustrazione e malessere, in quanto si è arrivati al punto di non ascoltare più il proprio sentire, quello più intimo, bensì di assecondare queste "leggi", che vogliono l'uomo tutto d'un pezzo e la donna passivamente accogliente e, quindi, generando anche situazioni di ansia da prestazione. In realtà, le cose stanno lentamente cambiando, per fortuna, ma la strada è ancora lunga. E' bene comprendere che la sessualità dovrebbe essere vissuta con estrema consapevolezza, dando ascolto ai desideri e assecondando il sentire che, ognuno di noi, indipendentemente dall'essere uomo o donna, possiede come libera espressione dell'essere. Assunta Morosetti, Esperta in Educazione Sessuale