Per la stessa ragione del viaggio viaggiare.
Inviato: mer apr 29, 2015 10:51 am
Me ne sono accorta pochi giorni fa. Quando, tra i vari discorsi che si fanno, è venuto fuori il classico Oh mi sa che una mia amica c’ha la candida, ogni volta che prende un antibiotico è così, detto da un’altra amica a un tavolo. E lì è iniziato una specie di turbopippone da parte mia con tutti i consigli, gli accorgimenti, il nome del forum, di D-Mannosio, delle lavande e delle creme, fino a sorprendermi a dire Guarda che io facendo così sono guarita.
SBAM.
Ma...l’ho detto davvero? Sì, credo.
Per sicurezza allora l’ho ridetto.
“Io facendo così sono guarita e sono due anni che non ingollo un antibiotico e non ho cistite”.
Cazzo. L’ho detto davvero davvero.
E ripensandoci è stato come un cazzottone. Perché non avrei mai creduto di poterlo dire davvero, un giorno. Dire a me stessa, in primis.
Figuriamoci agli altri.
Figuriamoci portarmi come esempio vivente di guarigione.
E allora è partito il rewind. Come sono arrivata sul forum, come ho camminato, come sto camminando (ché io finché non mi levo di torno i farmaci non mi considero ancora a percorso finito eh, sapevatelo che non mi tolgo dalle palle tanto facilmente).
Ho pensato a ciò che questa malattia mi ha tolto e a ciò che voi mi avete fatto ritrovare. Che ognuna di noi è diversa e i cocci, in fondo, deve raccattarseli da sé. Ma senza un sentiero tracciato e ricco di punti di ristoro nessuna scampagnata è possibile. Figurarsi un’escursione in montagna col sole a picco e le scarpe rotte quale è la nostra!
Mi sono sorpresa a pensare a come questa presa di coscienza sia arrivata inaspettatamente adesso, in un periodo della mia vita che non mi perito di chiamare Torta Sacher di Merda (storia d’ammore finita malemalissimo, laurea imminente, nonno che sta male, pendolamento delirante tra Lucca e Roma per stare vicino a lui e nonna mentre scrivo la tesi che nel frattempo devo consegnare e altre amenità che vi risparmio e di cui, magari, darò conto nella mia storia).
Mi sono sorpresa a pensare che in tutto questo marasma l’unica cosa che non ha ceduto è la mia patata, tanto odiata, insultata, che tanto mi ha fatto piangere, che tuttora mi fa patire, mi dà da pensare, mi crea insicurezze e mi fa sentire spesso come una bambolina di cristallo. E che pure resiste, regge. Come un albero mezzo diroccato e sfrondato che però si ostina a stare su nonostante il vento, e col cazzo che cede adesso che arriva la primavera e sente le radici un po’ più stabili.
E ho pensato a tutto ciò che ho potuto fare nonostante le tempeste.
Ho fatto dieci chilometri di marcia, con il ciclo e una sola pausa-pipì.
Ho fatto l’amore una volta al giorno. Anche tutti i giorni.
Anche più di una volta, in realtà.
Ho fatto l’amore in spiaggia dopo mesi di astinenza.
Ho fatto l’amore con la crema D-Mannosio.
Ho fatto l’amore senza crema D-Mannosio.
Ho fatto l’amore scordandomi di prendere D-Mannosio dopo.
Ho fatto l’amore prendendo D-Mannosio a pacchi.
Ho fatto l’amore durante il ciclo.
Ho fatto l’amore prima del ciclo.
Ho fatto l’amore in mille posizioni diverse.
Ho fatto l’amore con un po’ di dolore.
Ho fatto l’amore senza sentire nulla a parte il piacere.
Ho fatto l’amore. Semplicemente, normalmente l’amore.
Ma ho fatto anche sesso.
Un po’ più selvaggio, un po’ più animalesco, un po’ più spinto perché IO lo volevo spinto.
Ho fatto sesso, puramente e solamente sesso.
Ho ripreso la bicicletta.
Ho giocato a pallavolo.
Ho sudato per colpa dell’assorbente e ho tenuto le mutande sudate per un paio d’ore prima di potermele togliere.
Ho fatto la doccia in palestra.
Ho ballato fino all’alba ubriaca.
Ho bevuto birra.
Ho brindato a tutto il brindabile.
Sono andata in giro senza mutande perché in casa le avevo solo nere.
Ho imparato a capire quando dovrà venirmi il ciclo a seconda di dove tasto quando faccio il massaggio.
Ho scoperto che il bruciore è indice di ciclo in arrivo.
Ho scoperto che il bruciore si spegne.
Ho scoperto che il prurito si sopporta.
Ho scoperto che la lama dentro la pancia si allenta, se respiri di diaframma.
E ho nuotato, scritto per ore e ore davanti al computer, e tuttora mi incazzo perché la sera mi fa male tutto dall’ombelico in giù, se non mi alzo ogni quaranta minuti. E mi incazzo perché a volte vado a letto scordandomi di fare l’ultima pipì.
SCORDANDOMI DI FARE LA PIPI’.
No, scusate, lo dovevo rileggere.
E mi incazzo ogni volta che penso che non ce la farò, ogni volta che prendo una pasticca, ogni volta che un capitombolo mi convince tanto facilmente che sarò legata a questo problema per sempre.
Ma quale problema?
Ma ho letto ciò che ho appena scritto?
Ho capito la portata di quello che mi sta succedendo?
Ora sì. Avevo bisogno di guardare indietro e osservare la mia vecchia pelle lì, sul selciato, per accorgermi di quella nuova che splende sotto il sole.
E anche questa pelle invecchierà, anche questa raccoglierà i colpi di ogni periodo sbagliato, di ogni stress, di ogni paura. E anche questa si rinnoverà.
Perché, facendo così, sono guarita.
Stacco che non vedo più il monitor, ora mi fate anche piange’, maledette voi!
Vi voglio bene.
E ci sono, ci sarò. Non è una promessa tipo Domani ti porto gli spicci del caffè.
Ci sarò perché come potrei sparire? Siete tatuate in me.
Vi tengo strette dentro.
SBAM.
Ma...l’ho detto davvero? Sì, credo.
Per sicurezza allora l’ho ridetto.
“Io facendo così sono guarita e sono due anni che non ingollo un antibiotico e non ho cistite”.
Cazzo. L’ho detto davvero davvero.
E ripensandoci è stato come un cazzottone. Perché non avrei mai creduto di poterlo dire davvero, un giorno. Dire a me stessa, in primis.
Figuriamoci agli altri.
Figuriamoci portarmi come esempio vivente di guarigione.
E allora è partito il rewind. Come sono arrivata sul forum, come ho camminato, come sto camminando (ché io finché non mi levo di torno i farmaci non mi considero ancora a percorso finito eh, sapevatelo che non mi tolgo dalle palle tanto facilmente).
Ho pensato a ciò che questa malattia mi ha tolto e a ciò che voi mi avete fatto ritrovare. Che ognuna di noi è diversa e i cocci, in fondo, deve raccattarseli da sé. Ma senza un sentiero tracciato e ricco di punti di ristoro nessuna scampagnata è possibile. Figurarsi un’escursione in montagna col sole a picco e le scarpe rotte quale è la nostra!
Mi sono sorpresa a pensare a come questa presa di coscienza sia arrivata inaspettatamente adesso, in un periodo della mia vita che non mi perito di chiamare Torta Sacher di Merda (storia d’ammore finita malemalissimo, laurea imminente, nonno che sta male, pendolamento delirante tra Lucca e Roma per stare vicino a lui e nonna mentre scrivo la tesi che nel frattempo devo consegnare e altre amenità che vi risparmio e di cui, magari, darò conto nella mia storia).
Mi sono sorpresa a pensare che in tutto questo marasma l’unica cosa che non ha ceduto è la mia patata, tanto odiata, insultata, che tanto mi ha fatto piangere, che tuttora mi fa patire, mi dà da pensare, mi crea insicurezze e mi fa sentire spesso come una bambolina di cristallo. E che pure resiste, regge. Come un albero mezzo diroccato e sfrondato che però si ostina a stare su nonostante il vento, e col cazzo che cede adesso che arriva la primavera e sente le radici un po’ più stabili.
E ho pensato a tutto ciò che ho potuto fare nonostante le tempeste.
Ho fatto dieci chilometri di marcia, con il ciclo e una sola pausa-pipì.
Ho fatto l’amore una volta al giorno. Anche tutti i giorni.
Anche più di una volta, in realtà.
Ho fatto l’amore in spiaggia dopo mesi di astinenza.
Ho fatto l’amore con la crema D-Mannosio.
Ho fatto l’amore senza crema D-Mannosio.
Ho fatto l’amore scordandomi di prendere D-Mannosio dopo.
Ho fatto l’amore prendendo D-Mannosio a pacchi.
Ho fatto l’amore durante il ciclo.
Ho fatto l’amore prima del ciclo.
Ho fatto l’amore in mille posizioni diverse.
Ho fatto l’amore con un po’ di dolore.
Ho fatto l’amore senza sentire nulla a parte il piacere.
Ho fatto l’amore. Semplicemente, normalmente l’amore.
Ma ho fatto anche sesso.
Un po’ più selvaggio, un po’ più animalesco, un po’ più spinto perché IO lo volevo spinto.
Ho fatto sesso, puramente e solamente sesso.
Ho ripreso la bicicletta.
Ho giocato a pallavolo.
Ho sudato per colpa dell’assorbente e ho tenuto le mutande sudate per un paio d’ore prima di potermele togliere.
Ho fatto la doccia in palestra.
Ho ballato fino all’alba ubriaca.
Ho bevuto birra.
Ho brindato a tutto il brindabile.
Sono andata in giro senza mutande perché in casa le avevo solo nere.
Ho imparato a capire quando dovrà venirmi il ciclo a seconda di dove tasto quando faccio il massaggio.
Ho scoperto che il bruciore è indice di ciclo in arrivo.
Ho scoperto che il bruciore si spegne.
Ho scoperto che il prurito si sopporta.
Ho scoperto che la lama dentro la pancia si allenta, se respiri di diaframma.
E ho nuotato, scritto per ore e ore davanti al computer, e tuttora mi incazzo perché la sera mi fa male tutto dall’ombelico in giù, se non mi alzo ogni quaranta minuti. E mi incazzo perché a volte vado a letto scordandomi di fare l’ultima pipì.
SCORDANDOMI DI FARE LA PIPI’.
No, scusate, lo dovevo rileggere.
E mi incazzo ogni volta che penso che non ce la farò, ogni volta che prendo una pasticca, ogni volta che un capitombolo mi convince tanto facilmente che sarò legata a questo problema per sempre.
Ma quale problema?
Ma ho letto ciò che ho appena scritto?
Ho capito la portata di quello che mi sta succedendo?
Ora sì. Avevo bisogno di guardare indietro e osservare la mia vecchia pelle lì, sul selciato, per accorgermi di quella nuova che splende sotto il sole.
E anche questa pelle invecchierà, anche questa raccoglierà i colpi di ogni periodo sbagliato, di ogni stress, di ogni paura. E anche questa si rinnoverà.
Perché, facendo così, sono guarita.
Stacco che non vedo più il monitor, ora mi fate anche piange’, maledette voi!
Vi voglio bene.
E ci sono, ci sarò. Non è una promessa tipo Domani ti porto gli spicci del caffè.
Ci sarò perché come potrei sparire? Siete tatuate in me.
Vi tengo strette dentro.