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http://www.occhioclinico.it/occhio/schede/0396sci.htmlDEFINIZIONE
La dismenorrea primitiva è caratterizzata da un dolore crampiforme addominale basso, che insorge poco prima della comparsa del flusso e ha la sua massima intensità durante il primo giorno della mestruazione. Ad esso si associano mastodinia, gonfiore addominale, diarrea, cefalea o emicrania e sintomi neurologici (nervosismo, difficoltà di concentrazione, faticabilità). I cambiamenti di umore in senso depressivo o di aumento dell'aggressività compaiono tipicamente nella fase premestruale. Ricordiamo che la dismenorrea costituisce la causa più frequente di assenza dal lavoro o da scuola per le donne in età fertile.
CHI COLPISCE
Solitamente i primi cicli dopo il menarca non sono dolorosi, probabilmente perché anovulatori. In seguito, invece, sono proprio le giovani donne nullipare a soffrire di più di dismenorrea, con una maggiore prevalenza nelle ragazze longilinee, di tipo astenico, con menarca tardivo.
Si è notata una relazione tra disturbi funzionali del colon e sintomi dismenorroici. Uno studio statunitense rileva che dolore addominale, nausea e diarrea mestruali sono più frequenti nelle donne che soffrono di colon irritabile rispetto a quelle che non ne soffrono, pur non essendoci differenze significative nei livelli ormonali ovarici.
(Heitkemper MM et al. Pattern of gastrointestinal and somatic symptoms across the menstrual cycle. Gastroenterology. 1993; 102: 505 )
Esaminando i sintomi intestinali e mestruali di 383 donne tra i 20 e i 40 anni e misurando la concentrazione di prostaglandine nel dialisato vaginale del primo giorno di mestruazione, la diagnosi di dismenorrea è stata posta nel 20 per cento del campione. Disordini funzionali dell'intestino colpivano il 61 per cento delle donne con dismenorrea, contro il 20 per cento dei controlli; il livello di prostaglandine era elevato solo nella dismenorrea.
(Crowell MD et al. Functional bowel disorders in women with dysmenorrhea. Am J Gastroenterol 1994; 89: 1973).
PATOGENESI
Fatto salvo che fattori psichici possono modulare la durata e l'intensità dei sintomi, la causa prima del dolore sarebbe uno stato ipossico dell'utero: l'endometrio produce notevoli quantità di prostaglandine (PGF2 alfa) che agiscono sia localmente sia in circolo, giustificando i sintomi gastroenterici e sistemici. La loro concentrazione aumenta da 30 a 40 volte nella fase secretiva tardiva e durante la mestruazione. Stimolano le fibre muscolari lisce, determinando contrazioni aritmiche e spasmo parietale, oltre a vasocostrizione, con conseguente ischemia relativa del miometrio. Un interessante quanto inusuale studio cinese conferma indirettamente il ruolo determinante dell'ipossia: su 240 donne sane, un gruppo delle quali residenti a 2.260 metri di altitudine e l'altro a 4.300 metri, la dismenorrea è presente in misura maggiore nella storia clinica del secondo gruppo e anche la menopausa risulta anticipata da cinque a dieci anni nel 27 per cento delle donne che vivono oltre i 4.000.
TRATTAMENTO
La terapia si basa su inibitori della sintesi delle prostaglandine e su contraccettivi orali, questi ultimi impiegati per la nota assenza del dolore nei cicli anovulatori. Un recente lavoro britannico segnala però un prolungamento, anche se non un aggravamento, dei sintomi depressivi nelle donne che già ne soffrivano e che assumono contraccettivi orali.
(Bancroft J et al. The impact of oral contraceptives on the experience of perimenstrual mood, clumsiness, food craving and other symptoms. J Psycosom Res 1993; 37: 195).
La terapia farmacologica con FANS inibisce la produzione delle prostaglandine da parte dell'endometrio. Il naprossene sodico e il meclofenamato causano una soppressione dell'attività miometrale e una conseguente riduzione della pressione endouterina. La nimesulide converte le contratture dolorose in contrazioni cicliche indolori .
(Pulkkinen M. Nimesulide in dysmenorrhoea. Drugs 1993; 46 Suppl 1: 129) Se assunti prima dell'instaurarsi del flusso, questi farmaci possono prevenire sia i sintomi premestruali sia il dolore mestruale.
Altre terapie non farmacologiche hanno avuto buoni risultati, probabilmente a causa di un effetto placebo che merita di essere ulteriormente studiato. Le manipolazioni del rachide dorso-lombare e le manipolazioni simulate, per esempio, hanno prodotto non solo lo stesso miglioramento sintomatologico, ma anche una riduzione simile della concentrazione plasmatica di PGF2 alfa
(Kokjohn K. The effect of spinal manipulation on pain and prostaglandine level in women with primary dysmenorrhea. J Manipulative Physiol Ther 1992; 15: 279).
Incrementi dietetici di calcio e manganese sembrerebbero migliorare i sintomi sia psichici sia fisici premestruali e mestruali
(Penland JG et al. Dietary calcium and manganese effects on menstrual cycle symptoms. Am J Obstet Gynecol 1993; 168: 1417).
Infine merita una segnalazione la buona risposta della sindrome dismenorroica all'esercizio fisico moderato ma regolare.
(Aganoff J et al. Aerobic exercise, mood states and menstrual cycle symptoms. J Psycosom Res 1994; 38: 189).
Queste informazioni sono fornite dalla rivista Occhio Clinico